mercoledì 30 giugno 2010

Blatterismi e Blatteraggini

Dopo la pessima domenica mondiale vissuta dagli arbitri di Germania-Inghilterra e Argentina-Messico (e dai tifosi inglesi e messicani), il titolo più gettonato sui quotidiani, sportivi e non, è stato: "Blatter riapre alla tecnologia" ...
Giusto qualche mese fa, in occasione della riunione annuale dell'International Board, è emersa una chiusura totale da parte di questa istituzione verso l'utilizzo delle tecnologie sui campi da calcio.
Questa supposta riapertura (e il termine "supposta" non è utilizzato a caso) è semplicemente una strategia di smarcamento adottata dal presidente della Fifa in attesa che si stemperino le polemiche. 
Quando le acque si saranno calmate, sono certo che l'ineffabile Blatter si riposizionerà al di qua del guado.

Il concetto, opinabile, che Blatter enuncia nelle sue teorie contro le tecnologie, è che il calcio deve essere lo stesso, sia che si giochi un mondiale sia che si giochi in terza categoria.
Come massima concessione al progresso, ipotizza chip nel pallone e sensori sulla porta, soluzioni piuttosto improbabili.
La soluzione più semplice è questa:


... un monitor, due telecamere in linea con i pali posizionate una di fronte all'altra, un "giudice" dotato di un microfono in collegamento diretto con l'arbitro e i guardalinee ... e il gioco è fatto.
Una soluzione facilmente attuabile in qualsiasi campionato nazionale (seconde e terze categorie comprese), e in qualsiasi competizione internazionale.
Ma il problema è che un giudice davanti ad un monitor potrebbe anche dire all'arbitro che questo gol ...

... è da annullare, a scelta, per il primo fuorigioco (difficile da rilevare), per il fallo sul portiere (evidente), o per il secondo fuorigioco (elementare Watson).
Quindi l'utilizzo di un monitor per stabilire se un gol è tale o no, finirebbe per "sconfinare" fino a diventare una vera e propria moviola in campo.
Ci tengo a dire che sono d'accordo con chi ha forti dubbi sull'utilizzo della moviola, è sufficiente osservare le varie trasmissioni televisive che seguono una qualsiasi giornata di campionato per notare come, molto spesso, un episodio impegni fior di esperti per decine di minuti senza che sia possibile trovare un'unanimità di giudizio. In casi controversi o poco chiari basterebbe non intervenire e dare per buona la decisione assunta dall'arbitro, ma nei casi evidenti come i due esempi proposti dal mondiale (o anche la doppia mano di Henry contro l'Irlanda), l'intervento del "giudice" darebbe non solo un contributo alla limitazione delle ingiustizie sportive e alle "furbate" da parte dei giocatori, ma porterebbe una maggiore serenità ad arbitri, giocatori e tifosi.

P.S. Non è la prima volta che Blatter mi stimola qualche considerazione ...
http://milanalisi.blogspot.com/2010/03/flash-forward.html
http://milanalisi.blogspot.com/2010/01/fair-play.html

martedì 22 giugno 2010

Ventiquattro

24 anni ... 24 stagioni agonistiche.
Quella appena conclusa è stata la 24° stagione completa del ciclo Berlusconi.
24 è un numero che si presta particolarmente al confronto tra "epoche" diverse ... ad esempio si possono confrontare i primi otto anni (un terzo) del Berlusconi imprenditore (ma in qualche modo anche politico), ed i successivi sedici (due terzi) nei quali il proprietario del Milan è stato sia politico che imprenditore ... oppure si possono anche confrontare i risultati ottenuti nei primi dodici anni con quelli degli ultimi dodici, periodi abbastanza lunghi da poter essere interpretati per le linee di tendenza espresse.

Cominciamo dal nostro "habitat naturale": la Coppa Campioni/Champions League.
Nei primi otto anni (dal 1986/87 al 1993/94) la bacheca di via Turati si è arricchita dei tre trofei conquistati nel 1989, nel 1990 e nel 1994.
Nei successivi sedici ne sono arrivate "solo" due (2003 e 2007). Sicuramente due Champions vinte in sedici anni sono un ottimo risultato (anche se quantitativamente, confrontando i periodi, è un terzo in meno nel doppio del tempo).
Quante tifoserie possono vantare queste soddisfazioni negli ultimi sedici anni? ... due: i tifosi di Barça e Manchester Utd, ma i tifosi del Real Madrid, negli ultimi sedici anni, ne hanno vinte addirittura tre, anche se l'ultima è datata 2002.
In ogni caso è un bilancio positivo, da top club europeo.

La questione dolente, invece, è diventata il campionato, manifestazione che in qualche modo rende meglio della Coppa Campioni l'idea della competitività di una squadra.
Nei primi otto anni di gestione Berlusconi sono arrivati ben quattro scudetti, solo tre nei successivi sedici.
Se dividiamo i 24 anni in tre periodi da 8 il risultato è: quattro scudetti nel primo periodo, due nel secondo e uno nel terzo.
Se li dividiamo in due periodi da dodici anni, il responso è di cinque scudetti nei primi dodici anni contro solo due negli ultimi dodici ... ma in realtà sono due le vittorie negli ultimi 14 campionati.
I tentativi falliti di vincere lo scudetto sono diventati sei consecutivi ... record negativo della gestione Berlusconi che ha dovuto attendere un anno prima di vincere il suo primo titolo italiano (1988), tre tentativi falliti compensati dalla tripletta di Capello tra il 1992 e il 1994, ancora solo un anno di attesa prima di rivincere nel 1996, due stagioni (orribili) prima del "miracolo" di Zaccheroni nel 1999, poi i tempi di attesa si dilatano ... altre quattro stagioni per tornare ad essere campioni d'Italia nel 2004 con Ancelotti e da allora, come dicevo prima, sono sei anni di attesa ... con la prospettiva di allungare il filotto nonostante i proclami di Galliani.
Nella storia rossonera, a partire dal secondo dopoguerra, sono solo due i periodi "oscuri" più lunghi di quello che stiamo vivendo: i dieci anni che dividono lo scudetto del 1968 da quello della stella vinto nel 1979, e gli otto trascorsi tra quello del 1979 e quello del 1988.


Anche nelle altre manifestazioni si nota una certa differenza negativa di risultati tra i primi otto anni della presidenza Berlusconi ed i successivi sedici ... a parte la Coppa Italia vinta nel primo anno dell'utimo miniperiodo di otto.
Le due Coppe Intercontinentali vinte nei primi otto anni contro il Mondiale conquistato negli ultimi sedici.
Due Supercoppe Europee nei primi otto contro tre negli ultimi sedici.
Tre Supercoppe di Lega nei primi otto contro le due negli ultimi sedici.


Una piccola consolazione nasce dal confronto tra il secondo periodo di otto anni con il terzo:
quattro trofei vinti tra il 1995 e il 2002 contro gli otto conquistati tra il 2003 e il 2010, con una sola voce a favore: i due scudetti (1996 e 1999) contro uno (2004).
Per il resto, zero Champions contro due, zero Intercontinentali contro un Mondiale, una Supercoppa Europea contro due, zero Coppe Italia contro una e 1-1 nelle Supercoppe di Lega.




lunedì 14 giugno 2010

(S)ex Appeal

Tratto da MilanDayBlog


Galliani lo ha detto il 23 aprile scorso all'assemblea dei soci nel giorno dell'approvazione del bilancio 2009.
"Il mercato sarà più difficile di quello del 2009 che è stato salvato dalla plusvalenza di 66 milioni di euro derivata dalla cessione di Kakà"
Forse intendeva dire che il bilancio, e non il mercato, è stato salvato dalla plusvalenza Kakà, o forse intendeva proprio il mercato, nel senso che senza i 66 milioni di Kakà non arrivava Huntelaar, e non si riscattavano Abate e Di Gennaro ... le uniche tre operazioni onerose della scorsa estate.


Ciò che si è fatto sul mercato fino ad oggi (rientro di Storari dal prestito e Yepes a parametro zero), e le voci di interesse per un altro costo zero come Blasi (che potrebbe sostituire Gattuso), sembrano confermare quanto detto quel giorno da Galliani.
E' vero che c'è tempo fino al 31 agosto, ma le dichiarazioni rilasciate da Galliani in quel momento, messe insieme a quelle successive sulla necessità di cedere prima di acquistare, lasciano poco spazio alla fantasia.


La situazione di bilancio prevista per il 2010 è simile a quella dell'anno precedente, se non ci si inventa qualcosa (qualche importante plusvalenza) si chiuderà il bilancio 2010 sotto di qualche decina di milioni ... ma la proprietà non ha più intenzione di ripianare simili cifre.
Si può pensare, quindi, che le operazioni in entrata costeranno il meno possibile, e saranno utili anche alla riduzione dei costi (come il possibile "scambio" Gattuso-Blasi), mentre è sempre da tenere in seria considerazione la possibilità che la società debba generare plusvalenze importanti.
Il Dinho genererebbe un risparmio più che una plusvalenza, ma anche i risparmi fanno gioco ai fini del bilancio, e le dichiarazioni di Pato giunte dal Brasile, unite alle voci di un'offerta importante del City per Thiago Silva, tengono in apprensione la tifoseria.

Se, da un lato, è possibile che il Milan stia perdendo fascino nei confronti di possibili importanti obiettivi di mercato, dall'altro corre il rischio che si generi un fuggi fuggi generale tra quei pochi (due) fuoriclasse che hanno davanti a loro ancora un futuro ampio e potenzialmente vincente.
Ormai si sa che (a parte Dzeko) se un giocatore vuole cambiare aria ha buone probabilità di riuscirci, questo "periodo storico" rischia di provocare un sensibile calo del "desiderio" nel rapporto tra il Milan e i suoi campioni (non solo nel rapporto con i tifosi) ... forse, come ogni tanto dice Galliani, il "colpo di mercato" consisterà nel trattenere i nostri campioni.

mercoledì 9 giugno 2010

Bambole, non c'è una lira ...

 ... e per il secondo anno consecutivo il Milan si trova con le mani legate, impossibilitato a muoversi sul mercato, fermo come un megalite di Stonehenge, un immobilismo che ha una doppia valenza negativa.

Questa biennale paralisi sta erodendo le potenzialita della squadra.
I giocatori più dotati sono anche i più datati, tranne qualche eccezione, e il loro altissimo chilometraggio abbassa la tenuta atletica ed alza le probabilità di infortunio.
La poca "profondità" della rosa fa il resto ... come abbiamo visto la scorsa primavera, se saltano due top-players la squadra si squaglia.
Ma il danno tecnico, oltre che nell'immediato, si riverbera anche sul futuro.
Stiamo perdendo opportunità (vedi Dzeko e Krasic) che non solo non consentono un rinforzo immediato del gruppo, ma incidono anche sulle prospettive future della squadra.
E nel frattempo si rinforzano le nostre concorrenti, aumentando il rischio, per il Milan, di perdere posizioni nel "ranking" italiano e, di conseguenza, di perdere l'accesso alla Champions League che è una risorsa determinante sia ai fini dell'autogestione finanziaria che per conservare prestigio e appeal nei confronti di sponsor e giocatori di prima fascia.

E' una situazione imbarazzante nei confronti dei tifosi che rispondono, come nel loro diritto, non rinnovando l'abbonamento e disertando lo stadio.
Ma è una situazione imbarazzante anche nei confronti degli sponsor, che nel momento di stilare i loro contratti con la società avevano in mente una squadra capace di essere protagonista sia in Italia che in Europa, e quindi una squadra in grado di dare visibilità e prestigio ai loro marchi.
A questo proposito vorrei stigmatizzare la boutade di Berlusconi sulla disponibilità a fare una pazzia per un grande campione. Era palesemente in contraddizione con la situazione che stiamo vivendo, e se qualche tifoso l'ha presa sul serio, gli sponsor non devono averla particolarmente apprezzata.


Se siamo finiti in questo vicolo cieco non è colpa del destino, ma ci sono delle responsabilità.
L'amministratore delegato Adriano Galliani, come suggerisce la sua carica, viene delegato dalla proprietà ad amministrare la società, e se i conti sono paurosamente in rosso e, per questo motivo, non è possibile migliorare il tasso tecnico della rosa, è evidente che chi doveva amministrare lo ha fatto male.
La prova è negli undici contratti in scadenza nel 2011 che assorbono tali e tante risorse finanziarie da impedire qualsiasi mossa di mercato.
Giocatori invendibili, tranne pochi casi, sia per l'età che per l'entità degli ingaggi percepiti costringono la società o a prolungare i loro contratti per risparmiare qualche milione (ma fossilizzando la squadra alla propria identità), o a perderli alla naturale scadenza senza avere l'opportunità di monetizzare.


Ma le responsabilità non possono essere addebitate totalmente a Galliani.
La proprietà ha il dovere di vigilare sulla gestione della società , e anche se da qualche anno Berlusconi lancia segnali sulla necessità del club di camminare con le proprie gambe, è innegabile che ci sia stato un improvviso e repentino cambio di rotta.
Nell'estate del 2008 si sono verificate operazioni che solo un anno dopo sarebbero state impensabili come l'ingaggio di Ronaldinho, il ritorno di Shevchenko e l'acquisto di Zambrotta gratificati, tutti e tre, da ingaggi che oggi sarebbero totalmente fuori budget.
Se Galliani ha gestito male, Berlusconi può essere accusato quantomeno di lassismo.
Un attimo prima acconsente alla conclusione di certe trattative, o addirittura (Ronaldinho) le promuove con forza, salvo, un attimo dopo, chiudere improvvisamente i rubinetti cassando l'acquisto di Cissokho e, forse, non intervenendo per sbloccare la trattativa per Dzeko la scorsa estate, e lasciando che Galliani si impantanasse nelle sabbie mobili dei casi Adiyiah e Mancini a gennaio quando sembrava praticabile, con un investimento intelligente, la pista Krasic.


Nel frattempo si prospetta un profondo rosso anche nel bilancio dell'anno solare 2010 ... profondo rosso che, anche se nessuno ne parla, potrebbe costringere il Milan ad operare qualche ulteriore cessione eccellente in stile Kakà.

Vorrei dire un'ultima cosa: sostenere che è comprensibile che Berlusconi riduca i propri investimenti nel Milan per questioni di opportunità vista la sua carica istituzionale e la crisi economica che ha investito il mondo intero è pura demagogia ... perchè altrimenti non si spiega quale sia la differenza tra gli investimenti nel Milan e i 18 mln spesi per uno yacht o i 20 per l'ennesima villa ... 

sabato 5 giugno 2010

Milan Nightmare

MilaNightmare
Che incubo spaventoso ... mi sono svegliato in piena notte madido di sudore, e c'è voluto un pò di tempo per rendermi conto che era stato solo un brutto sogno ...

 ... Galliani si reca in Germania per cedere Huntelaar al Wolfsburg, in modo che i tedeschi liberino finalmente il sogno della scorsa estate: Edin Dzeko ... si, ma il bosniaco invece che venire al Milan va a finire alla Juventus ... e chi arriva al Milan in sostituzione di Huntelaar? ... Luis Fabiano!!! ... l'attaccante fortemente voluto lo scorso anno da Leonardo arriva beffardamente dopo che il tecnico brasiliano se n'è andato, e arriva più vecchio di un anno e dopo una brutta stagione disputata al Siviglia ... l'incubo sarebbe già terribile così, ma non è finito li ... ho sognato che anche Krasic, dopo Dzeko, andava alla Juve ... sembrava che a gennaio Krasic potesse arrivare a rinforzare la squadra oltre che ad occupare la casella da extracomunitario, invece la casella l'ha occupata Adiyiah, e il "rinforzo" è stato Mancini in prestito con "obbligo" di riscatto per un'operazione complessiva da 30 mln di euro ... appena il viaggio onirico mi ha portato a San Siro ad assistere ad un Milan-Juventus con Mancini e Ronaldinho di qua e Dzeko e Krasic di là, qualche benedetto meccanismo inconscio di autodifesa è scattato all'interno del mio cervello per porre fine a questo strazio, svegliandomi e riportandomi alla confortante realtà ... mai più la peperonata a cena ... giuro ...

giovedì 3 giugno 2010

Partenza ad handicap?

 In attesa dell'ufficializzazione di Allegri, che sembra poter slittare a fine mese, vorrei porre l'attenzione su un aspetto da non sottovalutare: non le partenze al rallentatore delle squadre allenate dal tecnico Livornese, ma la compatibilità tra il credo tattico del "mister" in pectore rossonero e l'elemento che, più di ogni altro componente la rosa, condiziona e determina la disposizione in campo della squadra.

 Sappiamo che Allegri adotta un 4-3-1-2 che prevede un regista affiancato da due cursori e un trequartista che svaria alle spalle di due punte, il tutto condito da un grande dinamismo espresso da tutti i protagonisti, regista e trequartista compresi.
 L'interrogativo principale che si pone, oltre alle differenti attitudini dinamiche della rosa rossonera rispetto a quella cagliaritana, riguarda la collocazione di Ronaldinho all'interno di questo disegno tattico; la logica suggerirebbe un suo posizionamento nel ruolo di trequartista, come affermato anche da alcuni addetti ai lavori, ma mi sembra che questa soluzione non sia poi così ovvia e automatica.

 Chi segue regolarmente il Milan si sarà accorto che il Dinho tende a piazzarsi con una certa insistenza sulla fascia sinistra, e non solo da quando è al Milan.
 Nella scorsa stagione è capitato in alcune (poche) partite, per situazioni contingenti, che gli fosse richiesto di giocare in una posizione diversa ... un paio di volte addirittura da seconda punta, ma in tutte queste occasioni si è trovato inesorabilmente attirato verso l'out sinistro da una irresistibile forza magnetica.
 Oltre a questa sua tendenza a decentrarsi, va anche detto che il Gaucho non possiede nè la mobilità nè la predisposizione al sacrificio (neanche minima) che deve avere il trequartista ideale di Allegri.


 Se, e sottolineo se, Ronaldinho giocherà in rossonero anche la prossima stagione, questa sarà la questione più scottante da risolvere per il nuovo tecnico che, a mio parere, sarà costretto ad adottare il 4-3-3 relegando ancora Pato all'ala destra, posizione nella quale la pericolosità del Papero si riduce se confrontata alle potenzialità offensive di un suo utilizzo da seconda punta con licenza di svariare su tutto il fronte d'attacco intorno al centravanti.


 Di sicuro per il nuovo tecnico non sarà una sfida facile da vincere ... esordire su una panchina così importante, gestire le forti personalità presenti nel gruppo e trovare soluzioni tattiche differenti da quelle collaudate nelle esperienze precedenti, costituiscono un banco di prova attendibile per stabilire se tanto il tecnico quanto l'uomo hanno lo spessore sufficiente per affrontare un compito così difficile ...